Nel 1972, 50 anni fa, nel tratto di mare di fronte a Riace vennero ritrovati due Bronzi in ottime condizioni. Dalla loro scoperta sono stati celebrati come due massimi esempi di arte greca in tutto il mondo ma la loro origine risulta ancora discussa. I Bronzi di Riace, a 50 anni dalla scoperta, lasciano ancora aperti due dubbi: Chi sono i due soggetti rappresentati? E perché si trovavano nelle acque calabre?
I fratelli ritrovati
Grazie alle numerose attività di restauro e studio dei materiali, è stato possibile risalire con precisione alla città natale delle due statue. Si tratterebbe di Argos, antica città greca che ospitava anche una delle più fiorenti botteghe di bronzisti dell’epoca ellenica. I due bronzi erano biondi e dorati in età greca mentre in età romana li ricoprirono di una patina nera lucida.
I due bronzi di Riace rappresentano, secondo il professore Daniele Castrizio, Polinice ed Eteocle, fratelli di Antigone, che si sfidano per il trono di Tebe. Secondo Castrizio i due soggetti facevano parte di un gruppo di 5 statue insieme alla madre Euryganeia, il fratello Antigone e l’indovino Tiresia.
Perchè si trovavano nelle acque calabre?
I due bronzi vennero rinvenuti sott’acqua senza nessun altro manufatto attorno, tale circostanza si presta a varie interpretazioni. Sempre secondo il Professor Castrizio, le due statue insieme ad altre opere dovevano essere portate a Costantinopoli ma un evento avverso aveva probabilmente costretto i marinai a disfarsene o addirittura aveva causato la deriva della nave stessa. Tale affermazione però era in contrasto con il fatto che li avessero trovati da soli senza altri resti intorno.
Proprio per questo nell’ultimo periodo si è fatta strada la convinzione che qualcuno avesse trascinato i due Bronzi vicino alla costa prelevandoli dalla nave in cui erano affondati. Tale idea si è rafforzata proprio valutando le operazioni poco rigorose di ritrovamento e recupero. Nessuno infatti segnalò con cura l’area del ritrovamento rendendo difficile una potenziale ricognizione futura.
Inoltre qualche anno dopo un trafficante di reperti si vantò non solo di aver recuperato uno scudo nei primi anni del 1972 ma anche di aver venduto al Getty Museum un altro scudo e un elmo sempre ritrovati in circostanze non molto chiare. Questo riaccese il giallo sulla presenza di altri possibili reperti e diede in via ad ulteriori campagne di ricerca mai andate a buon fine. Tra le ipotesi più considerate c’è quella che vede il sito originario dei due bronzi comprendere un importante carico di materiali archeologici purtroppo destinati al mercato clandestino.
L’assenza di attributi come elmi e scudi, meno pesanti delle statue stesse, sarebbe infatti un chiaro indicatore di come i trafficanti avessero già eseguito una prima espoliazione in attesa del momento propizio per recuperare anche i due reperti più grandi.