Il prestito: pratica positiva o danno per le opere?

Il prestito: pratica positiva o danno per le opere?

Fin dal Rinascimento il prestito delle opere d’arte è stato uno degli strumenti privilegiati sia a scopo didattico che per rappresentare la magnificenza delle famiglie nobiliari che ne detenevano il possesso. Pratica positiva molto diffusa ancora oggi (basti pensare ai prestiti tra musei e da collezioni private), è essenziale per trasmettere cultura, ma lascia qualche perplessità rispetto alle modalità di trasporto delle opere.

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Il presente del prestito

Dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, ogni nazione ha promosso la proliferazione di mostre, gallerie ed esposizioni come simbolo di rinascita, per mostrare tutte le opere salvate dai bombardamenti. In questi anni i prestiti, soprattutto dall’Italia verso altri paesi, si intensificano a tal punto da coinvolgere anche quelle opere che in precedenza erano considerate di valore troppo alto per essere spostate. Tale fenomeno venne certamente sostenuto dall’idea che prestare un’opera la rendesse fruibile ad un più ampio pubblico. Gli enti prestatori, d’altronde, la considerarono anche una buona opportunità per avere degli ottimi introiti.

Oggi la pratica del prestito di opere d’arte risulta collaudata e ampiamente utilizzata sia da collezioni private sia da musei pubblici. Chi vuole evidenziare le criticità di questa pratica ne sottolinea solitamente le spese di trasporto e di tutela del bene, spesso molto onerose. Queste spese sono comprensive di molte azioni pratiche quali il trasporto, l’assicurazione e la protezione del bene stesso e una tantum sono maggiorate di una quantità imposta dall’ente che presta.
In particolare, vanno considerate le difficoltà pratiche legate alla sicurezza dell’opera d’arte: è previsto che ci sia un controllo continuo sullo stato di conservazione da parte di uno o più tecnici specializzati.
Ogni check dello status prevede anche la compilazione del condition report, un documento che accompagnerà per tutto il corso del prestito il bene interessato. Al ritorno in sede dell’opera questa scheda sarà visionata per controllare la presenza di eventuali danni.

Francis Haskell

Il buono stato di un’opera d’arte risulta ancora per fortuna di primaria importanza e a volte risulta essere la motivazione per cui alcuni esperti sono ancora restii a permettere i prestiti. Inoltre, spesso vengono richiesti spostamenti di determinate opere semplicemente perché avrebbero portato grande prestigio all’ente che le avrebbe esposte.
Tra i maggiori oppositori ai prestiti per prestigio si ricorda Francis Haskell (1928 – 2000), famoso storico dell’arte inglese, che ha scritto moltissimi articoli sui pericoli che incombono sulle opere d’arte durante i prestiti e su come le figure gravitanti attorno al mondo dell’arte siano mutate nei secoli mettendo troppo spesso in secondo piano la salute dei beni nella propria collezione.

L’attività dei prestiti, per quanto possa essere controversa, rimane comunque una pratica positiva. Permette infatti la fruizione di opere d’arte al maggior numero di persone possibile aiutando la diffusione di cultura e storia. Pur riconoscendo, quindi, che le ragioni sostenute da Haskell siano corrette e veritiere, la pratica dei prestiti non può essere stigmatizzata nella sua totalità. Con le dovute restrizioni e assicurazioni questa modalità racchiude in sé la possibilità di avvicinare culture diverse tra loro e comprendersi meglio. Per questo motivo dovrebbe forse essere maggiore l’attenzione verso l’integrità del bene in sé rispetto a quella che si ha verso un guadagno più o meno cospicuo.

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