La ragazza di Vermeer

La ragazza di Vermeer

La ragazza con l’orecchino di perla ha da sempre attirato sguardi e curiosità. Chi fosse in realtà la protagonista è un interrogativo rimasto senza risposta nei secoli. Gli esperti d’arte descrivono quest’opera come una tronia, ossia un ritratto fatto per studiare un’espressione, un gesto o una fisionomia per raffigurare soggetti comuni.

Questo, tuttavia, non ha fermato chi credeva che la ragazza nel dipinto fosse realmente vissuta. Tracy Chevalier per esempio ne ha descritto la storia in un romanzo poi diventato trama per il famoso film interpretato da una giovanissima Scarlett Johansson.

L’interesse attorno a questo capolavoro l’ha fatto diventare il soggetto di un approfondimento sulla tecnica e i materiali utilizzati da Vermeer. Uno dei primi e più importanti progetti di ricerca su La ragazza con l’orecchino di perla è olandese, risale al 1994 e si intitola Vermeer illuminated, i cui risultati sono stati integrati dal progetto Girl in the Spotlight del 2018.

Vermeer illuminated (1994)

Durante la prima campagna di indagine per la ragazza di Vermeer le analisi vennero focalizzate sullo stato di conservazione e sui materiali dello sfondo scuro. Esso infatti si mostrava molto degradato con zone assottigliate e opache che contrastavano rispetto all’effetto lucido che doveva avere in origine. Dalle osservazioni su campioni di pellicola pittorica, il gruppo di ricercatori del Vermeer illuminated ha scoperto che la composizione della stratigrafia comprendeva nero d’ossa sormontato da una patina sottile di un colorante blu mescolato ad una terra gialla.

I ricercatori hanno rilevato che l’effetto opaco dello sfondo era molto probabilmente causato dalla perdita di colore dei due pigmenti contenuti nella patina. Causa di tale degrado è forse l’eccessiva esposizione alla luce o l’utilizzo di materiali aggressivi nei restauri precedenti.

Girl in the Spotlight (2018)

Tra i vari studi proposti sulla tela, nel 2018 si distingue una ricerca che si è posta l’obiettivo di definire nello specifico quali fossero le modalità e i materiali utilizzati per dipingere il quadro. Gli studiosi hanno applicato tecniche di ultima generazione che possono essere divise in due gruppi: le tecniche fotografiche di imaging e le tecniche per la ri-analisi dei campioni del 1994.

La combinazione delle tecniche di imaging è risultata fondamentale per evidenziare la presenza di vernice superficiale, di numerose ridipinture e di identificare e mappare i pigmenti utilizzati dall’artista. Si tratta di tecniche considerate non-invasive, in quanto possono essere applicate senza spostare né toccare il dipinto, come appunto è successo per The Girl in the spotlight.

Per quanto riguarda, invece, la rianalisi dei campioni del 1994, i tecnici hanno applicato tecniche analitiche considerate micro-invasive, dato che hanno avuto la necessità di prelevare dei micro-campioni dalla superficie pittorica. I due gruppi di tecniche, combinati, sono risultati molto utili al team di ricercatori per confermare e implementare le informazioni ricavate dalla prima campagna di indagine del 1994.

La ragazza di Vermeer svelata

I risultati nella totalità hanno portato alla luce quanto la palette usata da Vermeer fosse piuttosto limitata e dove l’artista avesse applicato determinati pigmenti:

  • Il turbante è composto da tre colorazioni differenti: la porzione blu da oltremare naturale e bianco di piombo, la porzione gialla da ocra gialla e bianco di piombo e la parte in basso azzurra da oltremare e giallo di stagno-piombo;
  • La giacca ha una parte più chiara dipinta con ocra gialla, bianco di piombo e oltremare e una più scura dipinta con ocra gialla e oltremare con anche porzioni di lacca rossa;
  • La pelle della ragazza è composta da ocre, bianco di piombo, vermiglione e lacca rossa, che risulta maggiormente visibile sulle labbra;
  • La perla è stata creata da Vermeer solo con due pennellate di bianco di piombo in contrasto con la parte in ombra della giacca;
  • Lo sfondo nero è composto dai pigmenti precedentemente identificati nel 1994 ossia nero d’ossa, indaco e un giallo poco identificabile.
Schema-dei-pigmenti ragazza orecchino perla

Queste analisi sono state fondamentali per permettere agli studiosi e ai critici di comprendere al meglio il modus operandi dell’artista. Vermeer stende tutti i pigmenti con grande intelligenza per sfruttarne al meglio le proprietà ottiche. La stratigrafia, infatti, risulta molto ordinata e raramente presenta colori mescolati insieme, ma strati successivi e sottili per variare tonalità e lucentezza alle zone più chiare e più scure del dipinto.

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