I segreti di Magritte svelati dalla spettrofotometria a raggi X

I segreti di Magritte svelati dalla spettrofotometria a raggi X

La spettrofotometria a raggi X (XRF) è una tecnica che consente di mettere in evidenza gli strati sottostanti alla pellicola pittorica di un dipinto. Le immagini che si ottengono sono in scala di grigi in base alla pesantezza dell’elemento che si osserva. Questa indagine analizza la fluorescenza X emessa dagli atomi una volta sottoposti ai raggi X, che risulta specifica per ogni elemento.
La spettrofotometria a raggi X riveste particolare interesse in ambito artistico perché non necessita di prelevare campioni né di spostare le opere prese in analisi.  I risultati che si ottengono da un esame di questo tipo permettono di mappare gli elementi costitutivi e la loro abbondanza sulla superficie dell’opera.
Di conseguenza, si ottengono la distribuzione dei pigmenti e il rilievo dei disegni preparatori.

Il trittico Moreel

Un esempio dell’efficacia di questa tecnica sono i risultati ottenuti sul Trittico per la famiglia Moreel di Hans Memling del XV secolo. L’opera mostra Willem Moreel (il padre), cinque figli e san Guglielmo di Maleval nel pannello di sinistra, San Cristoforo nel centrale e Barbara van VIaenderbergh (la madre), undici figlie e santa Barbara nel destro.

Trittico Moreel, Hans Memling, XVsec
Hans Memling, Trittico Moreel, 121×69 cm (ante laterali) e 121×153,5 cm (tavola centro) Stedelijk Museum Voor Schone Kunsten, Brugge

La spettrofotometria a raggi X ha evidenziato una massiccia presenza di Rame (Cu) nello sfondo di tutti e tre i pannelli. La presenza di questo elemento indica l’utilizzo di un pigmento verde come la malachite o verdigris, utilizzato sia per dipingere i prati che le montagne. La distribuzione di Cu consente di osservare quello che in gergo viene chiamato un “pentimento“. L’artista dipinse infatti sette tra le figlie sulla destra sopra lo sfondo, mentre le quattro in primo piano prima della stesura del rame. Altri pentimenti sono stati scoperti attraverso la distribuzione del Piombo (Pb). Essa ha evidenziato, infatti, la differenza nel vestiario di alcune figure femminili e lo spostamento di uno dei figli maschi nel pannello di sinistra.

L’analisi del Trittico ha individuato anche altri elementi, tra cui il Mercurio (Hg) nei rossi e lo Stronzio (Sr) per gli incarnati. Tutti i risultati hanno permesso di capire che Memling dipinse l’opera in due fasi temporalmente distaccate. Una iniziale in cui la famiglia Moreel era meno numerosa e una seconda in cui vennero aggiunti i figli più piccoli aggiornando il vestiario.

La pose enchantée

La pose enchantée, Magritte, 1927
René Magritte, La pose enchantée, olio su tela, 1927

Un altro caso esemplare dell’efficacia della spettrofotometria a raggi X rigurda alcune opere di Magritte, che nel 1927 dipinse La pose enchantée” rappresentando due donne pressocché identiche che si guardavano; il quadro fu perso di vista e dal 1930 non se ne ebbe più traccia fino al 2013, quando il MoMa di New York avviò una campagna di indagine su un quadro, “Le portrait, dipinto da Magritte nel 1935. Durante le riprese con XRF si osservava che sotto lo strato di pellicola pittorica era presente uno schema che non corrispondeva al disegno del dipinto. Attraverso il confronto con una foto della “La pose enchantée” lo schema trovato combaciava con la parte superiore sinistra del dipinto smarrito.
Ecco che quindi una parte dell’opera scomparsa tornava alla luce, ma il resto sarebbe stato mai ritrovato?

La risposta non si fece attendere. Di lì a breve, nel Moderna Museet di Stoccolma un gruppo di ricercatori scovava la porzione in basso a sinistra nascosta sotto “Le modèle rouge, sempre di Magritte. Nel 2016 sotto “La condition humaine” (Magritte, 1935) il Norwich Castle Museum ritrovava la porzione in basso a destra del dipinto scomparso. Infine, un anno dopo, l’ultima scoperta: nel 2017 a Bruxelles sotto il dipinto “Dieu n’est pas un saint” riemergeva l’ultima parte della “La pose enchantée”.
Questa ricerca ha evidenziato, dunque, come tra il 1930 e il 1935 l’artista avesse recuperato l’opera per produrne altre quattro che sono giunte fino a noi.

Tutto ciò mostra come la spettrofotometria a raggi X sia fondamentale per lo studio di opere d’arte, nello specifico di dipinti. Permette infatti di mostrare all’occhio di esperti i dettagli nascosti del lavoro dell’artista.

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